VINUM SALUS!!!

VINUM SALUS!!!



Basta non alzare troppo il “gomito”, possiamo bere tranquillamente, poiché il vino fa bene!
A dire la parola definitiva a tale riguardo, frutto di attente e articolate ricerche nonché riscontri accertati, sono gli innumerevoli medici, farmacologi e biochimici che quotidianamente si susseguono nell’approfondimento della conoscenza del prodotto “vino”.
Il vino, da sempre, ha accompagnato l’uomo nella sua evoluzione dando quella forza necessaria per poter affrontare non solo gli ostacoli della natura, ma anche gli insuccessi della vita e lenire il dolore delle ferite.

Compagno indispensabile di feste e convivi, è stato il primo disinfettante ed anestetico se cosparso sulle ferite.
Fin dai tempi antichi il vino ha avuto appassionati fautori e acerrimi nemici.
Ippocrate, padre della medicina, 460-370 aC, nel trattato “Libro della salute” considera il vino un medicamento utile a migliorare la digestione, le funzioni renali e le qualità psichiche: secondo le indicazioni, il grande medico precisa quando debba essere preso puro o diluito, vicino o lontano dai pasti, caldo oppure freddo.
Asclepiade, medico stimatissimo e dotto, vissuto tra la fine del II° e i primi  anni del I° sec aC, contrario ai purganti, ai salassi e alle sostanze che provocano il vomito, prescrisse sempre abbondanti dosi di vino per dilatare i pori e far uscire dal corpo, col sudore, le sostanze responsabili delle malattie.
L’apostolo San Paolo di Tarso, 3-76 dC, in una epistola a Timoteo gli consiglia: ” … non usare più per l’innanzi acqua sola nel tuo bere, ma un poco di vino per il tuo stomaco e le tue frequenti infermità”.
Per Platone, 428-348 aC, l’uso moderato del vino è un toccasana per le infermità, d forza e ringiovanisce il corpo e la mente.
Cicerone, 106-43 aC, pare, ‘inventò’ l’etimologia del nome e si vuole che vino derivi contemporaneamente da vir - uomo e sis - forza. Riconosceva inoltre al vino dei Castelli, il merito principale della sua affascinante oratoria.
E’ certo comunque, che gli antichi progenitori non avrebbero scomodato un dio per tutelare le insidie del vino se non avessero intuito che questo “ … nettare per gli uomini … “ aveva in sé una duplice potenzialità: quella del rimedio e quella del veleno.

Di seguito, molti medici si pronunciarono sulle doti curative del vino.
Negli ospedali di Roma del XVII° sec, ai degenti veniva data una zuppa di vino per le sue proprietà curative e rilassanti, e agli ammalati senza speranza si propinavano dosi di vino forte e ravvicinate come analgesico e sedativo.
In Francia si arrivò addirittura a scrivere un singolare libretto intitolato “Curatevi col vino” con inevitabile sciovinismo di consigliare però solo vini francesi! Vale la pena di ricordare alcune sue prescrizioni: i cardiopatici hanno bisogno di potassio, ben rappresentato nello ‘champagne’ che è ricco anche di zolfo; utile per le malattie allergiche, l’uso protratto di ‘medoc rosso’. Vi è poi un vino per regolarizzare la motilità intestinale, per i disturbi della menopausa, per la gotta e altro ancora: chiaramente, tutti rigorosamente francesi!!
Anche se il grappolo d’uva è il simbolo dell’unione e dell’amicizia e il calice quello della festa conviviale, il vino ha trovato nei secoli anche medici irriducibili che contestavano il vino e altri che lo vietavano: in ambedue i casi con atteggiamenti pregiudiziali e senza alcuna conoscenza degli effetti sugli organi.
Lo sviluppo della conoscenza medica chiarì negli anni gli effetti benefici e dannosi dell’alcol sul nostro organismo.
Ma veniamo a oggi, alle conoscenze scientifiche che, pur parziali, accumulano la vite nei rapporti con la salute fisica e psichica dell’uomo.

Gli scritti medici riguardano sempre gli effetti nocivi delle dosi eccessive, confondendo così le azioni del vino con quelle dell’abuso alcolico e della dipendenza che esso può dare, trascurando quasi sempre un fattore importante: il vino non contiene solamente alcol, ma centinaia di altre sostanze che interagiscono coi diversi apparati del corpo umano, principalmente col cuore e coi vasi sanguigni.
Le lunghe indagini epidemiologiche sui rapporti fra dieta e infarto, hanno portato alla dimostrazione che le malattie coronariche erano meno frequenti nelle popolazioni che bevevano vino rispetto a quelle che sorbivano birra, idromele o altre bevande alcoliche.
Il vino svolge azione dissetante, integra la dieta, facilita la digestione, allieta i simposi, vivacizza le feste e delizia l’occhio, l’olfatto, il gusto col suo calore e i suoi profumi, aromi e sapori.
Potente battericida, poiché in pochi istanti distrugge il vibrione del colera, i batteri del tifo, della dissenteria e altri ancora.
Alla base di molti pregiudizi, vi è poi da sempre il notevole equivoco rappresentato dal fare coincidere il vino con l’alcol. Ciò che impone la moderazione nel bere, è la presenza dell’alcol etilico in quantità dal 10 al 15% e oltre in alcuni specifiche tipologie, per i vini passiti e liquorosi, anche se il vino è costituito da circa l’80% da acqua biologica, cioè pura.

A digiuno, dopo cinque minuti dall’ingestione, l’alcol inizia a essere assorbito nello stomaco e nella prima parte dell’intestino, agendo sulla colecisti e direttamente sulle cellule del fegato che ne procura la necrosi e l’impossibilità che queste si possano nuovamente riprodurre: invece a stomaco pieno l’assorbimento avviene dopo quasi due ore.
Si considera che un individuo sano può metabolizzare un grammo di alcol per ogni kg di peso corporeo, legato allo stato di buona salute, per cui bevuto moderatamente, il vino svolge varie funzioni benefiche.
- alimentare - Soprattutto energetica, poiché mezzo litro con titolo alcolometrico del 12%, forniscono circa 35 kal; inoltre favorisce il ricambio delle sostanze minerali e vitaminiche.
- diuretica - Indicato per ipertesi e nefropatici.
- eupeptica - Aiuta la digestione tramite una maggiore secrezione gastrica dovuta agli acidi organici.
- profilattica e curativa - Nei casi della morsa toracica di angina pectoris, ne dilata velocemente le coronarie; abbassa il tasso di colesterolo totale e innalza quello buono, HDL, tramite il resveratrolo contenuto nelle bucce delle uve nere; contiene malvoside, un potente disinfettante trentatre volte più attivo dell’acido fenico; 110 ml di vino rosso hanno la stessa efficacia di 550 UI di penicillina, e ne regola la flora batterica neutralizzando i colibatteri che generano infezioni; stimola l’azione neuromuscolare contro la stanchezza psicofisica.
- psicotropo - Produce un leggero senso di benessere dovuto alla modesta ma riscontrabile vasodilatazione.

Volendo concludere queste poche ma certe notizie storiche-scientifiche, possiamo sicuramente definire che è salutare l’assunzione abituale, in moderata quantità, dei vini sia bianchi che rossi, per ciò che essi sono, ossia le caratteristiche organolettiche e voluttuarie, con modalità consone al contesto sociale e culturale di appartenenza in situazioni appropriate conservando sempre la capacità di controllo dell’uso: in tali casi, il vino non solo è tollerabile, ma addirittura consigliato per gli effetti positivi che esercita.

Noi italici possediamo la notevole fortuna di essere al centro del Mediterraneo, per cui l’uva che nasce da questa terra e maturata da questo sole, non può che trasmetterci lo stesso calore e gioia di vivere tramite il suo prodotto principe: il vino!!!



 
Pier Lugi Nanni
La rubrica di Pier Luigi
www.latagliatellaccompagnata.it